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Il giardino naturale ai tempi del COVID-19

E' uscita la nuova newsletter della fondazione Natura & Economia

I nostri giardini: non è il caso, di questi tempi , di parlare di problemi tecnici. È il momento di pensare all’essere umano. Ci siamo quindi intrattenuti con chi ha vissuto il lockown a contatto con un bel giardino naturale (nel rispet-to del social distancing). Risalta che tutti si augurano che "cambi qualcosa". Lasciamo che parlino anche le immagini di queste settimane.

Il giardino rurale di Andrea
Andrea con la sua famiglia ha un vasto giardino (1500 mq) alla periferia di Bellinzona. I filari di vigna e i muri a secco sono l’eredità dell’antica campagna rurale, su cui sono stati innestati ele-menti del moderno giardino a carattere naturale, quali mucchi di legna, nidi artificiali e ampie zone con erba alta. Vi crescono alberi da frutto. Nei fossi della vigna si coltivano ortaggi. Negli anni è sorto un bel giardino naturale dal fascino non ri-cercato. La grande varietà di strutture aiuta piante e animali, tra a cui il cervo volante, le lucciole, la mantide religiosa, i pipistrelli, l’orbettino. E ora, con la pandemia da Coronavirus? Non abbiamo troppo sentito la clausura, ci dice Andrea. Il giar-dino è ancora più di prima luogo di rifugio, di distensione, potente fonte di inesauribili energie. Ed è calato uno stupendo silenzio: "una godu-ria". Ancor più la casa si prolunga nel giardino, che i bambini hanno seguito con maggiore atten-zione degli scorsi anni. Penso che ai miei figli resterà un maggiore uso del giardino. L’epidemia ci ha portati a vedere e apprezzare meglio quanto c’è attorno a noi. Ora dovrebbe finalmente essere chiaro che negli abitati ci vogliono più aree verdi, interconnesse. I giardini pubblici devono final-mente essere curati con attenzione alla natura. Oggi vi si fa di tutto per sradicare ogni forma di vita. È una questione di mentalità. Il giardino è lo specchio di come siamo. La pandemia è un’occa-sione da cogliere per guardarsi anche dentro!

L’esuberante giardino di Alberto
Il mio un giardino, mi piace vederlo sponta-neo, ancora più ora, in tempi di semi clausu-ra. Ho veramente riscoperto il gusto di star-ci. Ascolto il silenzio (quasi nessun elicotte-ro!). Il canto degli uccelli! Ho cercato di identificare le specie tramite internet (devo dire con non eccessivo successo). Il massi-mo è stato il grosso airone in volo pochi me-tri sopra di me. Gli arbusti in fiore, un piace-re: il biancospino, il viburno. Seguo giornal-mente lo srotolarsi delle felci, e la crescita dei prugnoli piantati l’anno scorso. Le foglie di alberi in primavera! Mai un verde tanto fresco come ora. Osservo il mio pero. Mi incuriosiscono i frutticini; l’anno promette bene! Il lockdown mi ha dato tempo per met-termi a leggere, su una sedia sotto la "mia" amata quercia, di quelle da campeggio con portabibite incorporato (!). Nel prato que-st’anno si è molto allargata la veronica, con i suoi piccoli fiori blu celeste; mai ne ho vista tanta. Il giardino è tutto un succo inebriante d’incanto. Dove guardo vedo del bello. Non scordo tuttavia lo stato pazzesco del pianeta.

Chiara e il suo hortus conclusus. Un benessere
Il giardino di Chiara si trova in pie-na città, circondato da vecchie mu-ra. Uno qui si sente appartato, be-ne. Vi crescono alberi da frutta, lamponi, c’è un orto, aiuole per i fiori. Tutto è assolutamente biolo-gico. Chiara inoltre cura un orto comunitario in periferia. La pande-mia? Grazie al giardino non ha stravolto la sua vita. Ha avuto più tempo per sé, per la natura. Il giar-dino ha assunto una grande rilevan-za, ancor più di prima. Ogni gior-no si dedica a una pianta; ne dipin-ge un ritratto e le dedica un mot-to, una massima. Per il futuro si augura che gli architetti, anche in Ticino, con opportune soluzioni creative sappiano portare la natura in città, come si vede fare in città d’Oltralpe. Si impone una rigene-razione degli abitati.

Fondazione Natura & Economia