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L’appello di medici e infermieri: “Non si riparte senza puntare su ambiente e salute”

200 ONG di medici e infermieri di tutto il Pianeta scrivono ai Capi di Stato del G20: «L’inquinamento indebolisce la salute. Dirottare i sussidi dalle fonti fossili a quelle rinnovabili»

LA STAMPA - Dopo il COVID-19, non ci sarà ripartenza senza investimenti in salute pubblica, che significa puntare su tutela dell’ambiente e giustizia sociale. È questo il messaggio della lettera ai capi di stato e di governo dei Paesi del G20 promossa dall’Organizzazione mondiale della sanità, da Global Climate and Health Alliance e dalla campagna Every Breath Matters. La lettera è stata firmata da circa 200 organizzazioni di 90 Paesi del mondo, rappresentative di oltre 40milioni di medici, infermieri e altri professionisti sanitari. Tra queste, l’Associazione medica mondiale, il Consiglio internazionale degli infermieri, l’Organizzazione mondiale dei medici di famiglia e la Federazione mondiale delle associazioni di sanità pubblica. Insieme ad un richiamo a far valere sulle decisioni il parere della scienza, c’è una proposta concreta: dirottare i sussidi pubblici dai combustibili fossili dannosi per il clima e i nostri polmoni verso le energie rinnovabili.I firmatari, molti dei quali hanno combattuto il virus in prima linea, invitano i governanti a non lasciare più indietro la salute pubblica, imparando dai propri errori, e ricordano le connessioni degli ecosistemi in cui viviamo troppo a lungo ignorate. Le emissioni inquinanti, oltre a indebolire la salute alimentano anche i cambiamenti climatici, una crescente causa di povertà e carenza di cibo: una situazione in cui cresce la competizione per le risorse e la lotta per la sopravvivenza comporta anche degrado ambientale. «Il COVID-19 ha reso evidente che quando la salute umana è compromessa, anche le nostre economie soffrono», spiega la direttrice di Global Climate and Health Alliance Jeni Miller, e prosegue: «Le nostre scelte presenti e future devono essere guidate dalla scienza e dalla salute, dobbiamo investire affrontando insieme l’attuale crisi sanitaria, la crisi economica che la pandemia ha scatenato, e la crisi climatica in corso che altrimenti ci condurrà alle prossime emergenze sanitarie».

L’inquinamento atmosferico da traffico, riscaldamento degli edifici, centrali elettriche, inceneritori, agricoltura intensiva, ricordano i firmatari della lettera, causa ogni anno sette milioni di morti premature, aumentano sia i rischi di polmoniti sia la loro gravità. Secondo le ultime stime di Ocse e Agenzia internazionale dell’energia, tra il 2010 e il 2015 in 76 Paesi del mondo si sono spesi in totale ogni anno tra i 370 e i 620 miliardi di dollari per supportare le fonti fossili. Sussidi che le Ong firmatarie della missiva premono per rimodulare: «La nostra aria sarebbe più sana e le emissioni climatiche si ridurrebbero drasticamente, alimentando una ripresa economica che, da qui al 2050, darebbe uno stimolo ai guadagni globali del PIL per quasi 100 trilioni di dollari».

I firmatari della lettera per un #HealthyRecovery chiedono anche ai capi di stato di dare ascolto alla scienza: «Mentre ponete attenzione alle risposte da dare per il post‐COVID, chiediamo che i vostri responsabili e consiglieri medici e scientifici siano direttamente coinvolti nella concezione di tutti i pacchetti per la ripresa economica; che riferiscano sulle ripercussioni sulla salute pubblica a breve e a lungo termine che le azioni indicate possono avere, e che alla luce di queste diano il proprio timbro di approvazione».

Qui potete leggere l'articolo originale de La Stampa.